Questo nostro mondominio (e l’ambrogino di pezza) figurano sulla Mappa Letteraria di Milano, una bella iniziativa dell’associazione Quarto Paesaggio tesa a raccontare Milano attraverso i libri, associando le pagine ai luoghi in cui sono ambientate.
mercoledì 15 novembre 2017
venerdì 3 novembre 2017
La vertigine del caso alla Libreria Covo della Ladra
Gli amanti dei libri cartacei e delle librerie possono trovare La vertigine del caso alla Libreria Covo della Ladra, aperta da pochissimi giorni nella zona di via Padova a Milano, più precisamente in via Scutari.
mercoledì 1 novembre 2017
Intervista a proposito de La vertigine del caso su I Bookanieri
Dopo le recensioni ai tre tasselli che per ora compongono La vertigine del caso, I Bookanieri
mi hanno fatto alcune domande sulle cabine spalma-crema, sul
personaggio di Mic, sulla lingua che utilizzo, sulla mia esperienza come
editore con Il principe costante, su cosa c'è dietro la scelta di
dividere questo progetto in movimenti. Qui di seguito trovate le mie risposte e il link al blog.
Oggi si conclude il percorso che abbiamo intrapreso alcune settimane fa in compagnia di Vanessa Chizzini. I suoi tre libri (L’eleganza matta, Vertigini e stravedimenti e Questo nostro mondominio), che abbiamo letto e apprezzato, fanno parte di un progetto (La vertigine del caso) che ha qualcosa di speciale. Abbiamo quindi provato a conoscere meglio questa autrice e il suo lavoro attraverso un’intervista.
L’invenzione della cabina spalma-crema, che anima il primo movimento de La vertigine del caso, è davvero originale ed unica. Da dove è nata questa idea? È legata a qualche evento in particolare?
L’idea è nata nella realtà in modo molto simile a quanto racconto ne L’eleganza matta.
È venuta quasi da sé un luglio di qualche anno fa, come reazione alla
poca voglia di mettersi la crema solare, che pure ormai è un gesto di
prevenzione sempre più indispensabile. Non sarebbe incredibilmente più
comodo, e anche più divertente e appagante, avere un dispositivo simile a
un autolavaggio che ce la spalma addosso tramite due belle spazzole
morbide che ci avvolgono regalandoci un abbraccio e un massaggio? Ecco,
da un simile pensiero scherzoso ha cominciato a delinearsi la cabina
spalma-crema,trovando la sua naturale collocazione all’interno di un
racconto, perché cosa di meglio ci poteva essere per un’idea del genere
se non prendere forma in una dimensione letteraria, che la trasformasse
in un’esperienza mentale, quasi metafisica? Però fin dall’inizio è stata
anche una cosa estremamente concreta, un oggetto immaginario ma
“fisico”, e perciò l’ho messa a punto stabilendo tutti i dettagli: la
grandezza, il funzionamento, i materiali, come se fosse la descrizione
di qualcosa che avevo effettivamente visto in uno stabilimento balneare.
La cabina spalma-crema è diventata un brevetto. Questo ha
permesso di rendere reale la sua storia e di toccare con mano ciò che la
compone. Come è arrivata ad ottenerlo e pensa che la cabina sarà mai
disponibile sul mercato?
Il brevetto è stato un po’ una sfida, una scommessa, che ho
affrontato dietro sollecitazione di alcune persone che avevano letto L’eleganza matta
ed erano rimaste entusiaste delle cabine spalma-crema. Perché non
pensare di portarle dalla fantasia alla realtà? Io ho trovato stimolante
questa prospettiva “rovesciata”, vale a dire non il fatto che ci fosse
qualcosa che dalla realtà diventava un elemento di finzione, ma il
contrario, che un’invenzione letteraria avesse le potenzialità di
trasferirsi nella realtà. In un certo senso succede continuamente con i
personaggi e le ambientazioni di cui ci innamoriamo, ce li portiamo
dietro, dialoghiamo con loro, rivediamo un determinato paesaggio.
Diciamo che questa volta, naturalmente dopo aver effettuato una serie di
studi e aver prodotto delle descrizioni più tecnicamente approfondite
(insieme a Valeria Ravera, che è mia complice in tutta quest’avventura e
segue il mio lavoro letterario da editor), un analogo passaggio dalla
finzione alla realtà l’ha fatto anche il ministero dello Sviluppo
economico decretando che la cabina spalma-crema è un’invenzione
industriale, il che è indubbiamente singolare!
Io poi trovo in generale interessante quando un testo ha la
possibilità di germinare altre cose, e in questo caso non c’è solo il
brevetto. C’è la canzone Stravedimento (contenuta in Vertigini e stravedimenti, che poi Alessandro Arbuzzi ha musicato e cantato: https://www.youtube.com/watch?v=BMhR_0Erdn4),
c’è l’illustrazione di Guendalina Ravazzoni ispirata alle cabine
spalma-crema che ne restituisce tutta la suggestione. Un’opera per me
deve essere, oltre che qualcosa di finito, anche un punto di partenza…
Ma da qui a pensare o sperare che le cabine spalma-crema possano davvero
essere realizzate ce ne vuole: un po’ perché è un altro lavoro e
tutt’altro ambiente da quelli miei abituali, un po’ perché probabilmente
bisognerebbe dedicarci molto tempo e invece ce n’è sempre poco, e un
po’ perché non esiste nessuno che realizzi qualcosa di simile (a livello
di struttura e meccanismi) a cui proporlo. Però che quella che è nata
come un’invenzione letteraria finisca per ottenere un brevetto per
invenzione industriale, e venga dunque “legittimata” anche da questo
punto di vista,è comunque divertente, degno di nota, stimolante.
Parliamo di Mic, così diversa e problematica. Da dove nasce l’esigenza di dare vita a un tale personaggio? E perché?
La risposta che mi viene spontanea è: da dove venga Mic non lo so.
Dico questo perché non è frutto di un calcolo, di un ragionamento, di
un piano deciso a tavolino. Il personaggio è nato da sé, insieme alle
cabine, insieme a Sam. Sicuramente Mic mi assomiglia (ma io spero di
essere un po’ meno “problematica”) e forse quello che mi interessava era
trasferire al personaggio un’attitudine all’osservazione, uno sguardo
sul mondo che rimanesse un po’ defilato, scettico, costantemente
interrogativo. In fondo una delle cose che fa più spesso Mic è porsi
domande, ma è quello che facciamo tutti, più o meno inconsciamente e
approfonditamente, in ogni momento della nostra vita (“Cosa sta
succedendo?”, “Cosa accadrà?”, “Cosa devo fare?”, “Mi posso fidare?”),
anche se forse tendiamo a soffocare e minimizzare tutte queste domande
esponendoci a mille stimoli e alle tante attività che riempiono le
nostre vite. Ecco, Mic le riporta alla luce.
Posso però svelarvi una cosa? Voi parlate di Mic al femminile, ma nei
miei testi non viene mai specificato il genere di Mic e Sam, né la loro
età o professione. La maggior parte dei lettori attribuisce d’istinto
un genere al personaggio, e va benissimo. La letteratura funziona così:
chi scrive racconta una serie di cose, chi legge interpreta quel che
viene detto e immagina il resto. Non per niente si parla del ruolo
fondamentale ricoperto dal lettore, che in un certo senso è sempre un
po’ autore insieme allo scrittore, perché interpreta e colma le lacune.
Qualcuno leggendo La vertigine del caso si rende conto che
alcune cose di Mic e Sam non sono specificate (non c’è nemmeno una loro
descrizione fisica, ad esempio). La maggior parte dei lettori si immerge
in quel che legge, com’è auspicabile che sia, e riempie i non detti:
così per qualcuno Mic e Sam sono due ragazze, per altri due ragazzi, ma
c’è anche chi ha visto Mic come una ragazza e Sam come un ragazzo, o
viceversa. (Naturalmente uso il termine “ragazzo” in senso ampio per
intendere una persona che può avere venti come settant’anni.) È
interessante, credo che la cosa meriterebbe una riflessione a parte…
All’interno dei romanzi, vi sono diverse chicche
linguistiche, come “stravedimenti” o “mondominio”. Ci spieghi la scelta
di queste curiose parole e soprattutto perché.
Le parole sono uno dei mezzi attraverso cui conosciamo e interagiamo
con il mondo e mi sembra importante che alcune di tanto in tanto ci
costringano un po’ a ripensare il nostro orizzonte. Anche una volta
diventati adulti, quando abbiamo la presunzione di sapere già tutto
quello che ci serve.
Per questo mi piace quando le parole ci impongono un piccolo stop. I
neologismi, in questo senso, possono funzionare bene. In realtà, quelle
che voi citate non sono miei neologismi, bensì due termini preesistenti:
“stravedimento” è una parola di area veneziana e indica un
fenomeno ottico che in determinate giornate particolarmente terse fa
sembrare incredibilmente vicine montagne che nella realtà sono lontane
(nella canzone contenuta in Vertigini e stravedimenti dico “Lo stravedimento è un passo dell’andare / quando vediamo le montagne dentro il mare”), mentre il “mondominio”
viene intenso come un palazzo (un condominio) in cui convivono persone
provenienti un po’ da tutto il mondo, anche se io uso la parola dandole
il significato di condomini che contengono, più che appartamenti, dei
luoghi in cui le persone creano interi mondi.
In un testo teatrale che avevo precedentemente scritto, Le nuvole nel piatto, c’era invece un neologismo, “nuvoloseggiare”, che in qualche modo c’entra con questo discorso. Le nuvole nel piatto
era giocato sulla contrapposizione tra un personaggio con un
atteggiamento esistenziale più concreto (Caterina) e quelle che lei
chiama “le nuvolose” (sua figlia e sua sorella), che sono quel genere di
persone con la testa tra le nuvole, sempre a immaginare di buttare
tutto all’aria, sempre a sognare di fare una qualche rivoluzione. Nel
corso della pièce Caterina nota con un certo disappunto che le due
nuvolose sono meno combattive e anticonformiste del consueto, e con una
di loro c’è questo dialogo:
«Non dirmi che hai alzato bandiera bianca…»
«Cerco solo di essere realista.»
«Davvero? Sarà perché non nuvoloseggi più.»
«Nuvoloseggi… Voce del verbo nuvoloseggiare?»
«Proprio così, voce del verbo nuvoloseggiare.»
«Che significa?»
«Alzarsi da terra, liberare il pensiero, immaginare cose nuove e scendere giù a pioggia.»
Ecco, giocare con le parole corrisponde un po’ a nuvoloseggiare, e
farlo può aiutarci a scorgere una nuova possibilità o a farci nascere un
dubbio, che (ormai si sarà capito) io e Mic reputiamo una grande
risorsa.
Come ha vissuto l’esperienza di dover gestire da sé una piccola casa editrice come la Principe Costante Edizioni? E come è riuscita a coniugare quest’impegno con il lavoro che svolge per altri editori?
Uno degli aspetti più affascinanti ed entusiasmanti di una minuscola realtà com’era Il principe costante
è che ci si occupa in prima persona di tutto ciò a cui ci si deve
dedicare in una casa editrice: dall’ideazione di libri e collane al
rapporto con gli autori, dalla progettazione grafica all’impaginazione e
alla redazione, dalla gestione del magazzino alla distribuzione. Si
impara, insomma, a fare un po’ di tutto. Questo significa che era un
impegno totalizzante, che si mangiava tutto il tempo libero lasciato
dalle collaborazioni editoriali che sono il mio lavoro principale, ed è
anche la ragione per cui, a un certo punto, l’avventura si è conclusa.
Però, certo, quella del Principe costante è stata un’esperienza
cruciale per me che non solo continuo a lavorare nell’editoria ma che
per il mio progetto ho scelto la strada del selfpublishing,
perché mi ha consentito di maturare un approccio a 360 gradi all’oggetto
libro e ad acquisire tutta una serie di competenze e di consapevolezze.
Ecco perché mi fa inevitabilmente un po’ sorridere chi liquida a priori
il selfpublishing tacciandolo di dilettantismo… Come sempre nella vita, ogni caso fa storia a sé.
Ogni suo romanzo si divide in lato A e in lato B. Come mai
questa scelta? Vi è un particolare significato che coinvolge l’idea del
movimento?
Io dico che il mio è un “progetto letterario in movimento”, sia
perché è in divenire, sia perché il movimento è la sua unità di misura.
Avrei potuto dividerlo semplicemente in libri o volumi, ma il movimento è
un po’ come se fosse il filo rosso, l’atmosfera, il mood che risuona
nell’aria: tematicamente e stilisticamente lato A e lato B
si assomigliano, si completano, girano intorno alle stesse questioni,
magari da punti di vista differenti, in modo più leggero o più profondo…
Dopodiché mi pongo sempre l’obiettivo che ogni singolo segmento sia
in sé concluso, cosicché possa venire letto anche separatamente (e
quindi solo L’eleganza matta, o solo Vertigini e stravedimenti, o solo Questo nostro mondominio)
o in ordine diverso, senza aver bisogno di affrontare necessariamente
l’intero progetto. Però è ovvio che il lavoro procede anche per rimandi
interni e stratificazioni di senso, e quindi una lettura completa offre
una gamma di significati più ampia. L’obiettivo è creare un universo
narrativo, nella speranza che poi chi si vi imbatte senta il desiderio
di tornare a immergersi in quel mondo e incontrare di nuovo i vari
personaggi che lo abitano.
Ringraziamo Vanessa Chizzini per la grandissima disponibilità e per averci coinvolto in questo progetto.
Ilaria Amoruso
Irene Cambriglia
Giovanna Nappi
Irene Cambriglia
Giovanna Nappi
martedì 26 settembre 2017
Questo nostro mondominio (La vertigine del caso) sul blog di Irma Loredana Galgano
«Vite intere passate, raccontate, abbozzate nei ricordi o nei rimpianti…
discorsi che evocano luoghi lontani, tempi andati, amori sfuggiti,
affetti perduti. Il tutto condensato in quell’angusto spazio che alla
fine del libro ha mostrato la bellezza accennata da Mic all’inizio del
testo in un vortice di sensazioni ed emozioni, narrate attraverso le
storie dei protagonisti, che permettono anche al lettore di vedere oltre
i muri scrostati, le macchie di ruggine o di umidità, le panchine
malandate, le bici ammassate, le dimensioni ridotte.» Irma Loredana Galgano ha letto Questo nostro mondominio e lo racconta così.
Il mondo in un condominio: “Questo nostro mondominio” di Vanessa Chizzini
Primo atto del secondo movimento del progetto editoriale di Vanessa Chizzini, Questo nostro mondominio si
propone al lettore come una piece teatrale messa in scesa nell’angusto
ma infinito spazio del cortile interno di uno stabile dall’intonaco
scrostato, uno di quelli tanto cari a Mic che li identifica come «la Milano che più mi piace».
Ritornano in Questo nostro mondominio Mic, Sam e la signora Adriana già incontrati in L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti, ovvero nel lato A e nel lato B del primo movimento de La vertigine del caso. È trascorso un anno dal viaggio in treno che li ha portati a Venezia e ora si ritrovano tutti nel cortile del palazzo dall’intonaco scrostato
dove abita Ume, amica della signora Adriana e sarta, e dove avranno
modo di confrontarsi con una nuova realtà: il mondo dei condomini che
animano quel cortile nel silenzio dell’immobilità, apparente, di oggetti
e persone.
Tutto
si svolge in breve tempo ma dall’ora di arrivo, ovvero nel primo
pomeriggio, a quella in cui lasciano lo stabile, nella prima serata,
molte cose sembrano cambiare, trasformarsi, e molte riflessioni
affollare la mente di Mic, voce narrante dell’intera vicenda.
Quando
Mic e la signora Adriana arrivano nel cortile manca Sam ma sembra
mancare proprio “la vita” in quel luogo che ha l’aspetto desolato di uno
stabile in disuso. All’arrivo di Sam però il cortile si è decisamente
animato al punto che Mic fatica a riassumere tutto quanto è accaduto nel
breve lasso di tempo intercorso. Vite intere passate, raccontate,
abbozzate nei ricordi o nei rimpianti… discorsi che evocano luoghi
lontani, tempi andati, amori sfuggiti, affetti perduti. Il tutto
condensato in quell’angusto spazio che alla fine del libro ha mostrato
la bellezza accennata da Mic all’inizio del testo in un vortice di
sensazioni ed emozioni, narrate attraverso le storie dei protagonisti,
che permettono anche al lettore di vedere oltre i muri scrostati, le
macchie di ruggine o di umidità, le panchine malandate, le bici
ammassate, le dimensioni ridotte.
Un
luogo che diventa la ruota panoramica di un luna park, da cui si può
ammirare il mondo da tante angolazioni, notando ad ogni nuovo giro
qualcosa che prima era sfuggito. Perché è proprio vero che «quello che
non si vede non è meno importante di quello che è in piena luce». E se
da una parte il cortile dello stabile dall’intonaco scrostato diventa
una vera e propria finestra su un intero mondo, dall’altra appare il
chiaro riflesso del mondo, quello vero.
Con il lato A del secondo movimento de La vertigine del caso la Chizzini sembra aver fatto un notevole passo avanti nel suo progetto editoriale che appare, in questa occasione, molto più lineare ma al tempo stesso molto più interessante per il lettore
il quale ne resta affascinato fin dalle prime battute forse proprio per
il merito che va riconosciuto all’autrice di esser riuscita a narrare
il mondominio
nascosto dietro i muri scrostati degli stabili di quella che forse è
davvero la Milano migliore, senza dubbio quella più genuina.
L’interesse sempre crescente del lettore di Questo nostro mondominio
non può certo imputarsi a una semplice «vertigine del caso», come la
definirebbe l’autrice, ovvero una coincidenza, piuttosto al fatto che il
progetto acquisisce sempre maggiore forma non solo nella mente di
Vanessa Chizzini. E se il cortile pagina dopo pagina diventa qualcosa in
più di «una macchia di cemento senza un angolo di verde», La vertigine del caso appare al lettore più di un semplice stravedimento dell’autrice, diventando uno strumento che le persone, non solo i protagonisti, possono usare «per rientrare in contatto con se stessi».
Questo nostro mondominio risulta quindi una lettura gradevole, una piacevole riscoperta dello stile dell’autrice già incontrato ne L’eleganza matta e in Vertigini e stravedimenti ma, soprattutto, diventa una aspettativa maggiore rivolta al progetto editoriale di Vanessa Chizzini nel suo complesso
Vanessa Chizzini: Nata a Udine, una laurea al Dams
di Bologna, un lavoro in campo editoriale a Milano e una casa editrice
specializzata in cinema e teatro. Autrice di testi teatrali, di romanzi e
titolare di un brevetto per invenzione industriale ispirato alle cabine
spalma-crema del progetto editoriale “La vertigine del caso”.
giovedì 21 settembre 2017
La Ladra di Libri legge La vertigine del caso
Qui è quando, nel corso della serata allo Spazio Ligera a sostegno del Covo della Ladra, la
libreria che sta per nascere in via Padova a Milano, la Ladra di Libri
in persona, al secolo Mariana Marenghi, sale sul palco per leggere ai
convenuti qualche riga da La vertigine del caso...
mercoledì 20 settembre 2017
Estati che vanno, estati che restano
L’estate è ormai agli sgoccioli ma le cabine
spalma-crema, per fortuna, non hanno stagione. Le estati letterarie sono
così, non finiscono mai, e quelle de La vertigine del caso non fanno
eccezione.
L’illustrazione di Guendalina Ravazzoni ci aiuterà nei mesi a venire a ricordare che c’è sempre un altrove, e che questo altrove è prima di tutto dentro di noi e nell’arte. E che l’arte serve a riempire il mondo e le nostre teste di possibilità da esplorare, e a esortarci a non fermarci né ad accontentarci. Perché «lo stravedimento è un passo dell’andare / quando vediamo le montagne dentro il mare» e le paure sono «dissolte in due respiri / nell’aria tersa dei desideri», come canta Alessandro Arbuzzi in Stravedimento, il cui testo è contenuto nel libro e che si può ascoltare qui:
L’illustrazione di Guendalina Ravazzoni ci aiuterà nei mesi a venire a ricordare che c’è sempre un altrove, e che questo altrove è prima di tutto dentro di noi e nell’arte. E che l’arte serve a riempire il mondo e le nostre teste di possibilità da esplorare, e a esortarci a non fermarci né ad accontentarci. Perché «lo stravedimento è un passo dell’andare / quando vediamo le montagne dentro il mare» e le paure sono «dissolte in due respiri / nell’aria tersa dei desideri», come canta Alessandro Arbuzzi in Stravedimento, il cui testo è contenuto nel libro e che si può ascoltare qui:
Un saluto alle estati che vanno, e un nuovo benvenuto a quelle che restano.
La vertigine del caso è un progetto letterario composto da diversi
movimenti. Il primo movimento è costituito da L’eleganza matta (dove
fanno la loro comparsa le cabine spalma-crema ritratte
nell’illustrazione di Guendalina Ravazzoni) e da Vertigini e
stravedimenti (al cui interno è contenuto il testo della canzone
musicata e cantata da Alessandro Arbuzzi). È disponibile in edizione
cartacea, mentre i due
racconti sono disponibili separatamente in ebook sui principali store
online.
Questo nostro mondominio è il lato A del secondo movimento ed è
a sua volta disponibile in ebook.
La vertigine del caso • Primo movimento (edizione cartacea): www.amazon.it/dp/8892598767
L’eleganza matta (ebook): www.amazon.it/dp/B00DJFZ58U (e sui principali store online)
Vertigini e stravedimenti (ebook): www.amazon.it/dp/B00PTX5QY8 (e sui principali store online)
Questo nostro mondominio (ebook): www.amazon.it/dp/B071YT647L (e sui principali store online) https://vanessachizzini.blogsp ot.it
L’eleganza matta (ebook): www.amazon.it/dp/B00DJFZ58U (e sui principali store online)
Vertigini e stravedimenti (ebook): www.amazon.it/dp/B00PTX5QY8 (e sui principali store online)
Questo nostro mondominio (ebook): www.amazon.it/dp/B071YT647L (e sui principali store online) https://vanessachizzini.blogsp
giovedì 7 settembre 2017
Questo nostro mondominio (La vertigine del caso) su I Bookanieri
“Questo nostro mondominio” è un «palazzo che racchiude così tanti individui, così diversi l’uno dall’altro, eppure in questa diversità si viene a creare un equilibrio pazzesco da cui è impossibile non venire coinvolti». I Bookanieri spendono belle parole nell'ultima recensione dedicata ai testi che
compongono “La vertigine del caso”, concludendo con un'esortazione: «Lo
stile diretto ed essenziale hanno reso molto godibile, leggero e
divertente questo libro che consiglio assolutamente, acquistatelo e
leggetelo immediatamente». Come sottrarsi? 😉
Qui di seguito l'articolo completo con il link.
Questo nostro mondominio di Vanessa Chizzini
Essere e cercare sé stessi oltre sé stessi…
Sono stata felicissima di conoscere
questo libro perché mi ha divertita tantissimo e ringrazio
particolarmente Vanessa Chizzini per averci offerto l’opportunità di
leggere le sue opere.
Il libro, terzo del progetto La vertigine del caso,
parla di ciò che accade in un UNICO pomeriggio all’interno di un
palazzo “dalle ringhiere incrostate” della periferia di Milano.
Veniamo a conoscenza di tanti personaggi “tipici”, ognuno col suo
soprannome e i propri pregi e difetti. Ho amato moltissimo il quadro che
l’autrice è riuscita a delineare di ognuno, credo che sia un ottimo
punto di forza dell’opera.
Conosciamo l’ex-custode del palazzo, Mario, un uomo cocciuto ma di buon cuore, Egidio, la cui “laboranza” nel mondo delle scarpe lo rende un esperto del mestiere, Ume, la simpatica sarta, Loriana detta anche “Quale Allegria” o più semplicemente Loria, guidatrice di taxi ma cantante jazz nel profondo, Marianna o “Senz’Anna”, una ragazza che non combacia con gli stereotipi di femminilità odierni e con una spiccata vena creativa, la “regina del teatro”, nota celebrità del cinema e del teatro che per caso s’imbatte nel microcosmo dei personaggi sopra citati, la Signora Adriana, Mic e Sam che sono i protagonisti di questi tre libri, e infine i “cugini damerini” di cui non vi dirò nulla per ovvi motivi che starà a voi scoprire.
Ho troppo apprezzato la storia che si cela dietro ogni personaggio e soprattutto l’atmosfera di questo palazzo che racchiude così tanti individui, così diversi l’uno dall’altro, eppure in questa diversità si viene a creare un equilibrio pazzesco da cui è impossibile non venire coinvolti.
Chissà quante cose capisce lei delle persone lavorando sulle loro scarpe» gli dico mentre lui passa la carta vetrata sulla mia suola scollata.
Chissà quante storie legge nel modo in cui sono consumate, chi cammina con il cuore pesante, chi procede in punta di piedi, chi sbanda perennemente in affanno. Chissà quante cose le raccontano, forse qualcosa che ha a che fare con i destini di tutti noi.
Colpisce molto il fatto che dietro ogni
personaggio o situazione si possa leggere anche un significato più
profondo dell’intera vicenda e questo lo si percepisce soprattutto alla
fine del libro, attraverso le parole di Ume ad esempio o anche quelle di
Mic. Quest’ultima ha una spiccata sensibilità nel saper leggere il mondo non per come appare ma per ciò che racchiude in sé, dimostrando talvolta una stranezza che l’allontana dal modo di fare più pragmatico di Sam.
«Queste case sono dei mondi» ribadisce Ume. «Tutto un mondo in una stanza.»
«Un mondominio» osserva Sam. «Più che un condominio, questo è un mondominio.»
Lo stile diretto ed essenziale hanno reso molto godibile, leggero e divertente questo libro
che consiglio assolutamente, acquistatelo e leggetelo immediatamente
perché è un’opera validissima che fa capire a chiare lettere la passione
e l’impegno costante di quest’autrice in ciò che fa!
Vanessa Chizzini lavora da sempre nel mondo dell’editoria, ha fondato una propria casa editrice che si occupava di cinema e teatro (principecostante.it)
e ora collabora stabilmente presso la Mondadori. I suoi interessi vanno
anche verso altre direzioni: dal suo progetto letterario sono nati una
canzone “Stravedimento” – il cui testo è presente nel libro “Vertigine e
stravedimenti” (https://www.youtube.com/watch?v=BMhR_0Erdn4)-
e un brevetto per invenzione industriale di una “cabina di
fotoprotezione con spazzole spalmanti” che richiama la cabina
spalma-crema dei suoi libri.
Irene Cambriglia
mercoledì 6 settembre 2017
Vertigini e stravedimenti (La vertigine del caso) su I Bookanieri
«Il viaggio di Mic dentro Venezia e dentro se stessa procede in maniera
tortuosa, si scontra con l’eccentricità di Adriana e col sarcasmo di
Sam, incespica e accelera subito dopo per frenare ancora una volta
all’improvviso. È un processo, un viaggio in itinere, in cui tutto deve
essere messo in discussione per giungere al risultato.» La seconda tappa
di lettura de I Bookanieri tra le pagine de La vertigine del caso approda oggi a Vertigini e stravedimenti.
Qui di seguito trovate l'articolo completo con il link.
Vertigini e stravedimenti è il lato B del primo movimento scritto da Vanessa Chizzini e fa parte del progetto letterario La vertigine del caso.
Nel libro, vediamo Mic e Sam alle prese con un nuovo viaggio, stavolta accompagnati proprio dalla signora Adriana. Mentre viaggiano in treno, destinazione Venezia, il percorso subisce una battuta d’arresto, a causa di una locomotiva d’epoca, ferma sui binari e completamente vuota.
Il mistero si infittisce, soprattutto quando, ormai giunti a Venezia, i tre scoprono che quella locomotiva ospitava in realtà sei artisti e due macchinisti,
di cui però è stata persa ogni traccia. Decidono così, soprattutto
dietro iniziativa della signora Adriana, di seguire attraverso i
giornali la vicenda, cercando di sbrogliare la matassa. Parallelamente a
questa investigazione, si sviluppa anche la scelta delle modalità della
gara che Mic sosterrà a Venezia. È per questo che ci sono andati,
d’altronde: Mic ha scelto infatti di unirsi alla traversata di Venezia attraverso canali, lagune, calli. E la domanda per la protagonista sorge spontanea: avventurarsi seguendo l’istinto o seguire una rotta predefinita?
La città di Venezia, labirintica e misteriosa per antonomasia,
diventa così lo scenario perfetto per il secondo capitolo della Chizzini
per parlare di tempo, di identità, di cambiamento. Mic si rivela una personalità conflittuale, che convive con se stessa tra interrogativi e desideri e che cerca di indagare ancora una volta la sua interiorità, ispirata dal contesto in cui si trova.
La sua storia, vissuta o anche solo immaginata, va ad incrociarsi non
soltanto con quella degli artisti scomparsi, ma anche con quella di Ettore Majorana, fisico catanese che fece perdere le tracce di se stesso in maniera ambigua e di cui tuttora non si sa nulla.
Il viaggio di Mic dentro Venezia e dentro se stessa procede in maniera tortuosa,
si scontra con l’eccentricità di Adriana e col sarcasmo di Sam,
incespica e accelera subito dopo per frenare ancora una volta
all’improvviso. È un processo, un viaggio in itinere, in cui tutto deve
essere messo in discussione per giungere al risultato.
La scrittura dell’autrice è chiara, scorrevole, non pedante nonostante le molte riflessioni che mette in campo. La
vertigine prima di buttarsi e la sensazione di “iper vista” dopo
essersi buttati rappresentano uno stato d’animo in cui è facile
riconoscersi, perché caratterizza chiunque non resti mai immobile nella stessa posizione ma cerchi il moto continuo e costante.
Vanessa Chizzini lavora da sempre nel mondo dell’editoria, ha
fondato una propria casa editrice che si occupava di cinema e teatro (principecostante.it)
e adesso collabora stabilmente presso la Mondadori. I suoi interessi
vanno anche verso altre direzioni: dal suo progetto letterario sono nati
una canzone “Stravedimento” (https://www.youtube.com/watch?v=BMhR_0Erdn4)
– il cui testo è presente nel libro “Vertigine e stravedimenti” – e un
brevetto per invenzinoe industriale di una “cabina di fotoprotezione con
spazzole spalmanti” che richiama la cabina spalma-crema dei suoi libri.
Giovanna Nappi
martedì 5 settembre 2017
L'eleganza matta (La vertigine del caso) su I Bookanieri
«Vanessa Chizzini attraverso piccoli espedienti riesce a parlarci dei
grandi interrogativi della vita, delle occasioni perse, di ciò che siamo
e di ciò che non riusciremo mai ad essere. Attraverso queste piccola
vacanza, Mic ci rende partecipi di una serie di riflessioni fondamentali
sul nostro vivere e sul nostro esistere.» I Bookanieri salpano alla scoperta de La vertigine del caso: prima tappa L'eleganza matta.
Qui di seguito trovate l'articolo completo con il link.
L’eleganza matta di Vanessa Chizzini
“L’eleganza matta” è il lato A del primo movimento del progetto letterario “La vertigine del caso” di Vanessa Chizzini. E ci parla di Mic, la protagonista.
Mic ha qualcosa dentro di sé che “saltella”, che non le dà tregua,
che le rende scomodo il silenzio, per lei così fondamentale. Ed è per
questo, per comprendere cosa ci sia di sbagliato, cosa non vada, che Mic
decide di trascorrere una piccola vacanza al mare con il suo migliore
amico Sam.
Sam per lei è una costante, tant’è che Mic non
ricorda un passato prima di lui. Sam è sempre presente nella sua vita e
l’aiuta, sebbene i due vadano “d’accordo senza andare d’accordo”. Lei,
infatti, ama i silenzi, la riflessione, pensare e rilassarsi, lui è
sempre attivo, in ricerca di qualcosa, non si lascia mai sfuggire nulla.
Mic invece, sembra che qualcosa se la faccia sfuggire.
Mic è quindi presso un hotel che ha in dotazione le famose “cabine spalma-crema”.
Cabine inventate da un islandese per far sì che attraverso le spazzole
simili a quelle usate nei lavaggi auto ma più morbide, si possa spalmare
crema solare sui corpi dei bagnanti. Inizialmente restia a provarle,
poi Mic si ricrederà e quelle cabine diventeranno per lei un luogo di
rifugio, un luogo dove avverrà la sua catarsi, la sua liberazione per
farla congiungere con il suo io.
Vanessa Chizzini attraverso piccoli espedienti riesce a parlarci dei
grandi interrogativi della vita, delle occasioni perse, di ciò che ci
siamo e di ciò che non riusciremo mai ad essere.
Attraverso queste piccola vacanza, Mic ci rende partecipi di una serie di riflessioni fondamentali sul nostro vivere e sul nostro esistere.
Attraverso queste piccola vacanza, Mic ci rende partecipi di una serie di riflessioni fondamentali sul nostro vivere e sul nostro esistere.
Pittoreschi ed interessanti sono poi gli altri personaggi che
accompagnano la protagonista durante il suo soggiorno, in particolare la
signora Adriana che con il suo modo di fare riesce ad entrare nel cuore
anche di una schiva Mic.
“L’eleganza matta” è solo l’inizio di un movimento che parla di vita,
che parla di noi e del nostro agire, perché le azioni ci rendono vivi,
ci rendono esistenti.
Ilaria Amoruso
Vanessa Chizzini lavora da sempre nel mondo dell’editoria, ha fondato una propria casa editrice che si occupava di cinema e teatro (principecostante.it)
e ora collabora stabilmente presso la Mondadori. I suoi interessi vanno
anche verso altre direzioni: dal suo progetto letterario sono nati una
canzone “Stravedimento” – il cui testo è presente nel libro “Vertigine e
stravedimenti” (https://www.youtube.com/watch?v=BMhR_0Erdn4)-
e un brevetto per invenzione industriale di una “cabina di
fotoprotezione con spazzole spalmanti” che richiama la cabina
spalma-crema dei suoi libri.
domenica 3 settembre 2017
L’ambrogino di pezza
“Questo nostro mondominio”, prima di chiamarsi così, ha avuto a lungo
un titolo provvisorio: “L’ambrogino di pezza”. Non è diventato
definitivo perché “ambrogino” è una parola ben nota a chi è di Milano
(l’Ambrogino d’oro è l'onorificenza che il comune assegna il 7 dicembre
di ogni anno) mentre, altrove, rischiava di risultare un titolo oscuro e
poco suggestivo. Ma l’ambrogino di pezza è il cuore di questo libro, ed
è anche una dichiarazione d’intenti e d’amore a una certa Milano,
alle vecchie case di ringhiera, al teatro, a un modo d'intendere il
lavoro, e a una naturale tendenza a starsene un po’ in disparte,
periferici non topograficamente ma d’animo. Mic, Sam, la signora Adriana
e, con loro, tutti noi veniamo accompagnati alla scoperta di un palazzo
nel cui cortile si tiene la dodicesima edizione dell'ambrogino di
pezza. Cosa sia questo premio e chi l’abbia vinto, be’, lo scoprirete
solo leggendo...
“Questo nostro mondominio” fa parte del progetto “La vertigine del
caso”. Il primo movimento del progetto è composto da “L’eleganza matta”,
il lato A, e “Vertigini e stravedimenti”, il lato B. “Questo nostro
mondominio” è il lato A del secondo movimento.
Questo nostro mondominio (ebook): www.amazon.it/dp/B071YT647L (e sui principali store online)
La vertigine del caso • Primo movimento (edizione cartacea): www.amazon.it/dp/8892598767
L’eleganza matta (ebook): www.amazon.it/dp/B00DJFZ58U (e sui principali store online)
La vertigine del caso • Primo movimento (edizione cartacea): www.amazon.it/dp/8892598767
L’eleganza matta (ebook): www.amazon.it/dp/B00DJFZ58U (e sui principali store online)
Vertigini e stravedimenti (ebook): www.amazon.it/dp/B00PTX5QY8 (e sui principali store online)
giovedì 24 agosto 2017
Ventagli e tuffi
«Appena appoggio la penna sul foglio, nelle mie orecchie risuona una
musica di sottofondo, un valzer che potrebbe provenire dal salone
dell’albergo o dal giardino dei ciliegi. Aspetto il crescendo e mi
concentro. Queste righe rimarranno a memoria della mia impresa, un po’
come se fossero un biglietto di saluto, le lettere di Majorana, i pezzi
dei sei artisti scomparsi dalla locomotiva d’epoca. È così che li
leggerà la signora Adriana, lo so. Me la immagino mentre fissa la carta
intestata dell’albergo, tira Sam per la maglietta dicendo: “Guardi, vede
quanti indizi? Per questo stamattina Mic ha lasciato il cellulare
spento, per questo non era in albergo al nostro risveglio e non ci ha
dato notizie, qua si spiega tutto” e si fa aria con un ventaglio che ha
impressa sopra la scritta Venezia. Nella realtà quel ventaglio la
signora Adriana non ce l’ha, ma nel film il gesto di aprirlo e chiuderlo
con un colpo secco del polso facendo apparire e scomparire di continuo
la scritta e le immagini della città aumenterà la suspense e aggiungerà
inquietudine. Sam la rassicurerà, si affretterà a cercare di convincerla
che io non farei mai una cosa del genere, per la semplice ragione che
non ne ho alcun motivo. Chi scompare sente la necessità di esprimersi
liberamente, ma io questo lo posso già fare, ribadirà Sam alla signora
Adriana, nessuno riesce a impedirmelo, tant’è vero che oggi sono qui a
Venezia per tuffarmi da un canale all’altro insieme a una combriccola di
pazzi scriteriati privi di ogni logica e prudenza.»
(La vertigine del caso/Vertigini e stravedimenti)
(La vertigine del caso/Vertigini e stravedimenti)
La vertigine del caso • Primo movimento (edizione cartacea): www.amazon.it/dp/8892598767
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domenica 20 agosto 2017
La vertigine del caso su Il Caffè Letterario – Settima puntata
Con la settima puntata si conclude il viaggio che Virginia Villa ha intrapreso su Il Caffè Letterario
tra le pagine de La vertigine del caso e possiamo riassumerlo con
queste sue parole: «Dire che questo romanzo mi è piaciuto è riduttivo,
dovrei dire piuttosto che mi ha coinvolta facendomi emozionare e,
soprattutto, riflettere davvero tanto». Buona lettura di quest'ultima
puntata!
La vertigine del caso – Settima Puntata
Eccoci giunti all’ultima puntata del progetto letterario “La vertigine del caso” di Vanessa Chizzini.
In questo percorso, lungo sette puntate
abbiamo avuto modo di conoscere a fondo ogni aspetto di questo
incredibile romanzo che l’autrice ha deciso di pubblicare tramite
l’autoproduzione.
Ma vediamo tutte le tappe che ci hanno condotto fino a questa settima puntata.
Come ho avuto modo di raccontarvi
durante il primo appuntamento, “La vertigine del caso” è incentrato su
due movimenti. Il primo movimento è composto da due racconti:
“L’eleganza matta” e “Vertigini e stravedimenti”. Il secondo movimento è
costituito, per ora, da un racconto: “Questo nostro mondominio”, il
secondo racconto è in fase di stesura.
Le protagoniste di questa avventura
sono Mic, Sam e la Signora Adriana, ma prima ancora di conoscerle e
scoprire i loro caratteri, la nostra attenzione viene catturata da una
fantastica invenzione, una di quelle invenzioni che in estate, in
spiaggia, vorremmo tutti avere a disposizione: la cabina spalma-crema.
“Se non fossero impregnate di
crema solare, le setole delle spazzole potrebbero fare l’effetto di
mille piume che insistenti sfiorano ogni centimetro di pelle. Invece la
crema rende quel loro solleticamento simile a uno scivolo d’acqua che
inebria d’allegria”.
Vanessa Chizzini ci presenta poi le
vere protagoniste del romanzo: Sam e Mic. Mentre Sam è estroversa,
mondana, socievole e sempre alla ricerca di nuove attività da fare per
tenersi impegnata e passare del tempo con altre persone, Mic è
esattamente il contrario. È riflessiva, seria, ama stare da sola e
perdersi in infiniti pensieri.
Fin dall’inizio del libro capiamo che
c’è qualcosa che non va in Mic, qualcosa che non le permette di vivere
spensierata e, andando avanti nella lettura, capiamo che questo ha a che
fare con la sua vita.
Per questo motivo tenta di decifrare le vite degli altri per risolvere il mistero della sua vita.
Sebbene le cabine spalma-crema siano
un’invenzione spettacolare, non risparmiano problemi e disguidi tra i
bagnanti della spiaggia nella quale sono installate, l’organizzazione e il regolamento che vi stanno dietro, infatti, si sono rivelati un disastro. A pensarla così è Mic, che non concepisce l’idea che vi siano diritti di precedenza per usufruire dell’invenzione.
Infatti,
il regolamento permette a coloro che possiedono l’ombrellone di
utilizzare le cabine gratuitamente e, mostrando il braccialetto di
riconoscimento, anche di avere diritto di precedenza su chi, invece, non
dispone di un ombrellone.
“Un braccialetto non è un
meccanismo” sentenzia il signore baritonale con decisione. “Un
braccialetto non regola niente! Invece un meccanismo permetterebbe di
dare la precedenza ai vostri clienti facendo avanzare anche le altre
persone. Più lentamente, certo, ma in modo da raggiungere le cabine in
un tempo non infinito.”
“È l’abisso del nostro essere
umano, la nostra grettezza. O la nostra infelicità, direbbe qualcuno.
L’evidenza contro cui si infrangono i nostri sogni. Non siamo neanche
capaci di starcene tranquilli un sabato mattina al mare…
…Sarà
davvero la nostra infelicità? Qualcosa di connaturato in noi o
piuttosto la scontentezza che ci viene dalle nostre vite? Dal fatto di
condurre esistenze che non amiamo, a volte senza nemmeno rendercene
conto?”
Il libro è ricchissimo di riflessioni
di Mic e le ho amate tutte, ma una in particolare mi è rimasta in mente.
Quando Mic e Sam sono al loro ultimo giorno che passeranno al mare Mic
estende i suoi pensieri e le sue riflessioni anche agli altri bagnanti,
quelli che, per un motivo o per un altro, hanno attirato la sua
attenzione.
“Il problema è che stanno guardando lo stesso oggetto, ma non stanno parlando della stessa cosa…
…Come capire quel che si vuole quando si vogliono cose diverse?…
…Come conciliare desideri cha vanno in direzioni divergenti? Come far coesistere una donna che traballa ubriaca sotto la pioggia gelata e una che ciabatta nel tepore di casa con in mano una caffettiera appena tolta dal fuoco?
Esiste una lingua comune, un esperanto delle esperienze e delle speranze che la metta in comunicazione senza zittire nessun impulso, arrivando ad armonizzare gli opposti e a contenere l’esistente come dentro una palla di vetro?
…Come capire quel che si vuole quando si vogliono cose diverse?…
…Come conciliare desideri cha vanno in direzioni divergenti? Come far coesistere una donna che traballa ubriaca sotto la pioggia gelata e una che ciabatta nel tepore di casa con in mano una caffettiera appena tolta dal fuoco?
Esiste una lingua comune, un esperanto delle esperienze e delle speranze che la metta in comunicazione senza zittire nessun impulso, arrivando ad armonizzare gli opposti e a contenere l’esistente come dentro una palla di vetro?
“Perché no, non mi accontento e
non so se quello che cerco è l’assoluto, come dice Sam, ma di certo è
qualcosa che non si consuma, non è in vendita, non è uguale per tutti e
perciò non è conforme, un momento di intensità e pienezza, senza
distrazione. Se siamo molte cose, dobbiamo anche riuscire ad esserne una
sola, almeno di tanto in tanto, trovare la lingua che condensi i nostri
desideri, farli risuonare all’unisono e inarcarci a raccogliere i
soffi, in armonia con l’universo o in contrasto con il mondo non
importa, purché sia in accordo con noi stessi.”
Ecco che senza accorgercene ci
ritroviamo sempre in compagnia di Sam, Mic e la Signora Adriana un anno
dopo a Venezia. Il viaggio per arrivare nella meravigliosa città si
rivela, però, più lungo del previsto. Passata Padova, poco prima
dell’arrivo a destinazione, il treno interrompe la sua corsa a causa di
un problema riguardante un altro treno, Una locomotiva a vapore d’inizio Novecento.
Vi avevo avvisato. Le riflessioni di Mic vi accompagneranno per tutto il libro ed eccone un’altra molto interessante:
“Questo treno piantato qui,
mentre i passeggeri e macchinisti se ne sono andati, mi fa
inevitabilmente pensare al Novecento. Il Novecento è il secolo in qui
abbiamo abbandonato i nostri ideali. Qualcosa scappando dal treno ce lo
siamo portato dietro, un libro, una giacca, un quaderno, ma più come
rimpianto e ricordo che come uno strumento da usare ancora nella vita.
Più come un’alzata di spalle che come uno sguardo all’orizzonte ancora
capace di orientare l’agire.
Mi vengono in mente due cose contemporaneamente, ma non è del Novecento che parlo.
“Chissà dov’è andato Ettore” dico.
“Ettore chi?” chiede la Signora Adriana girandosi verso di me.
“Ettore Majorana. Se lo ricorda?”
“Chissà dov’è andato Ettore” dico.
“Ettore chi?” chiede la Signora Adriana girandosi verso di me.
“Ettore Majorana. Se lo ricorda?”
“È l’illusione della fuga come soluzione, la famosa seconda possibilità, quella da non fallire più.”
“No, forse è qualcosa di più di un’illusione” interviene la Signora Adriana. “In fondo, le seconde volte dovrebbero portare con sé maggiore consapevolezza. Sparire lasciandoci tutto alle spalle per riapparire altrove con un altro nome e un’altra storia è la grande opportunità di mettere a frutto tutto ciò che noi abbiamo finalmente capito.”
“No, forse è qualcosa di più di un’illusione” interviene la Signora Adriana. “In fondo, le seconde volte dovrebbero portare con sé maggiore consapevolezza. Sparire lasciandoci tutto alle spalle per riapparire altrove con un altro nome e un’altra storia è la grande opportunità di mettere a frutto tutto ciò che noi abbiamo finalmente capito.”
Ho trovato incredibile la descrizione
che l’autrice fa della visita di Mic all’installazione della Biennale di
Venezia che ripropone le famose cabine spalma-crema.
“L’installazione proposta da
Olafur Gunnarsson e Agatha Stefansdottir è caratterizzata da un
approccio fortemente materico che reca in sé un’impronta primordiale: il
buio, le rocce, l’acqua, che si tramutano nel percorso in luce, sabbia,
mare. L’esperienza che viene dunque chiamato a compiere il visitatore è
quella di un viaggio nel tempo, dove però il tempo non è solo quello
dell’universo, ma anche il tempo della vita umana scandito dalle diverse
stagioni che la contraddistinguono e dai loro sogni e umori.”
Sono passaggi come questo che mi
confermano la bellezza di un libro. Ogni pagina di “La vertigine del
caso” è un invito a riflettere su noi stessi, su quello che abbiamo, che
vorremmo. È una riflessione sulla nostra vita in generale ed io sono
molto grata a Vanessa Chizzini per aver scritto questo capolavoro.
Verso la fine del romanzo, vediamo Mic,
Sam e la Signora Adriana impegnarsi nel risolvere il mistero di sei
artisti scomparsi improvvisamente e senza logica spiegazione.
Il motivo per il quale questo fatto
incuriosisce le nostre amiche risiede nella scelta presa dagli
organizzatori del festival, che avrebbe ospitato gli artisti, di
pubblicare le loro opere anche se gli artisti non sono stati ancora
ritrovati.
Le teorie sulla scomparsa degli artisti
sono molte, c’è chi dice che siano stati rapiti, chi addirittura pensa
agli ufo, ma le nostre protagoniste sono certe che la verità sia
un’altra: gli artisti hanno deciso di scomparire per loro volontà.
Dire che questo romanzo mi è piaciuto è
riduttivo, dovrei dire piuttosto che mi ha coinvolta facendomi
emozionare e, soprattutto, riflettere davvero tanto.
Mi rivedo molto in Mic e sento di
capire le sue emozioni e i suoi sentimenti perché, in fondo, sono anche i
miei. Questo non mi succedeva da tanto tempo e rivivere questa
sensazione mi ha fatto bene all’anima.
Ringrazio ancora tantissimo Vanessa
Chizzini che mi ha permesso di leggere e amare il suo romanzo, la sua
gentilezza e la sua disponibilità sono tanto rare quanto apprezzate.
Questa, però, non è proprio l’ultima puntata perché, per chi avrà la pazienza di seguire il blog, prossimamente ci sarà una bella sorpresa!
Come sempre vi segnalo il sito di Vanessa Chizzini e la pagina Facebook de “La vertigine del caso”:
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Se volete acquistare il libro cartaceo potete farlo al link: https://www.amazon.it/vertigine-del-caso-Vanessa-Chizzini/dp/8892598767
In alternativa potete acquistare i singoli racconti in formato ebook ai seguenti link:
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