Con la settima puntata si conclude il viaggio che Virginia Villa ha intrapreso su Il Caffè Letterario
tra le pagine de La vertigine del caso e possiamo riassumerlo con
queste sue parole: «Dire che questo romanzo mi è piaciuto è riduttivo,
dovrei dire piuttosto che mi ha coinvolta facendomi emozionare e,
soprattutto, riflettere davvero tanto». Buona lettura di quest'ultima
puntata!
La vertigine del caso – Settima Puntata
Eccoci giunti all’ultima puntata del progetto letterario “La vertigine del caso” di Vanessa Chizzini.
In questo percorso, lungo sette puntate
abbiamo avuto modo di conoscere a fondo ogni aspetto di questo
incredibile romanzo che l’autrice ha deciso di pubblicare tramite
l’autoproduzione.
Ma vediamo tutte le tappe che ci hanno condotto fino a questa settima puntata.
Come ho avuto modo di raccontarvi
durante il primo appuntamento, “La vertigine del caso” è incentrato su
due movimenti. Il primo movimento è composto da due racconti:
“L’eleganza matta” e “Vertigini e stravedimenti”. Il secondo movimento è
costituito, per ora, da un racconto: “Questo nostro mondominio”, il
secondo racconto è in fase di stesura.
Le protagoniste di questa avventura
sono Mic, Sam e la Signora Adriana, ma prima ancora di conoscerle e
scoprire i loro caratteri, la nostra attenzione viene catturata da una
fantastica invenzione, una di quelle invenzioni che in estate, in
spiaggia, vorremmo tutti avere a disposizione: la cabina spalma-crema.
“Se non fossero impregnate di
crema solare, le setole delle spazzole potrebbero fare l’effetto di
mille piume che insistenti sfiorano ogni centimetro di pelle. Invece la
crema rende quel loro solleticamento simile a uno scivolo d’acqua che
inebria d’allegria”.
Vanessa Chizzini ci presenta poi le
vere protagoniste del romanzo: Sam e Mic. Mentre Sam è estroversa,
mondana, socievole e sempre alla ricerca di nuove attività da fare per
tenersi impegnata e passare del tempo con altre persone, Mic è
esattamente il contrario. È riflessiva, seria, ama stare da sola e
perdersi in infiniti pensieri.
Fin dall’inizio del libro capiamo che
c’è qualcosa che non va in Mic, qualcosa che non le permette di vivere
spensierata e, andando avanti nella lettura, capiamo che questo ha a che
fare con la sua vita.
Per questo motivo tenta di decifrare le vite degli altri per risolvere il mistero della sua vita.
Sebbene le cabine spalma-crema siano
un’invenzione spettacolare, non risparmiano problemi e disguidi tra i
bagnanti della spiaggia nella quale sono installate, l’organizzazione e il regolamento che vi stanno dietro, infatti, si sono rivelati un disastro. A pensarla così è Mic, che non concepisce l’idea che vi siano diritti di precedenza per usufruire dell’invenzione.
Infatti,
il regolamento permette a coloro che possiedono l’ombrellone di
utilizzare le cabine gratuitamente e, mostrando il braccialetto di
riconoscimento, anche di avere diritto di precedenza su chi, invece, non
dispone di un ombrellone.
“Un braccialetto non è un
meccanismo” sentenzia il signore baritonale con decisione. “Un
braccialetto non regola niente! Invece un meccanismo permetterebbe di
dare la precedenza ai vostri clienti facendo avanzare anche le altre
persone. Più lentamente, certo, ma in modo da raggiungere le cabine in
un tempo non infinito.”
“È l’abisso del nostro essere
umano, la nostra grettezza. O la nostra infelicità, direbbe qualcuno.
L’evidenza contro cui si infrangono i nostri sogni. Non siamo neanche
capaci di starcene tranquilli un sabato mattina al mare…
…Sarà
davvero la nostra infelicità? Qualcosa di connaturato in noi o
piuttosto la scontentezza che ci viene dalle nostre vite? Dal fatto di
condurre esistenze che non amiamo, a volte senza nemmeno rendercene
conto?”
Il libro è ricchissimo di riflessioni
di Mic e le ho amate tutte, ma una in particolare mi è rimasta in mente.
Quando Mic e Sam sono al loro ultimo giorno che passeranno al mare Mic
estende i suoi pensieri e le sue riflessioni anche agli altri bagnanti,
quelli che, per un motivo o per un altro, hanno attirato la sua
attenzione.
“Il problema è che stanno guardando lo stesso oggetto, ma non stanno parlando della stessa cosa…
…Come capire quel che si vuole quando si vogliono cose diverse?…
…Come conciliare desideri cha vanno in direzioni divergenti? Come far coesistere una donna che traballa ubriaca sotto la pioggia gelata e una che ciabatta nel tepore di casa con in mano una caffettiera appena tolta dal fuoco?
Esiste una lingua comune, un esperanto delle esperienze e delle speranze che la metta in comunicazione senza zittire nessun impulso, arrivando ad armonizzare gli opposti e a contenere l’esistente come dentro una palla di vetro?
…Come capire quel che si vuole quando si vogliono cose diverse?…
…Come conciliare desideri cha vanno in direzioni divergenti? Come far coesistere una donna che traballa ubriaca sotto la pioggia gelata e una che ciabatta nel tepore di casa con in mano una caffettiera appena tolta dal fuoco?
Esiste una lingua comune, un esperanto delle esperienze e delle speranze che la metta in comunicazione senza zittire nessun impulso, arrivando ad armonizzare gli opposti e a contenere l’esistente come dentro una palla di vetro?
“Perché no, non mi accontento e
non so se quello che cerco è l’assoluto, come dice Sam, ma di certo è
qualcosa che non si consuma, non è in vendita, non è uguale per tutti e
perciò non è conforme, un momento di intensità e pienezza, senza
distrazione. Se siamo molte cose, dobbiamo anche riuscire ad esserne una
sola, almeno di tanto in tanto, trovare la lingua che condensi i nostri
desideri, farli risuonare all’unisono e inarcarci a raccogliere i
soffi, in armonia con l’universo o in contrasto con il mondo non
importa, purché sia in accordo con noi stessi.”
Ecco che senza accorgercene ci
ritroviamo sempre in compagnia di Sam, Mic e la Signora Adriana un anno
dopo a Venezia. Il viaggio per arrivare nella meravigliosa città si
rivela, però, più lungo del previsto. Passata Padova, poco prima
dell’arrivo a destinazione, il treno interrompe la sua corsa a causa di
un problema riguardante un altro treno, Una locomotiva a vapore d’inizio Novecento.
Vi avevo avvisato. Le riflessioni di Mic vi accompagneranno per tutto il libro ed eccone un’altra molto interessante:
“Questo treno piantato qui,
mentre i passeggeri e macchinisti se ne sono andati, mi fa
inevitabilmente pensare al Novecento. Il Novecento è il secolo in qui
abbiamo abbandonato i nostri ideali. Qualcosa scappando dal treno ce lo
siamo portato dietro, un libro, una giacca, un quaderno, ma più come
rimpianto e ricordo che come uno strumento da usare ancora nella vita.
Più come un’alzata di spalle che come uno sguardo all’orizzonte ancora
capace di orientare l’agire.
Mi vengono in mente due cose contemporaneamente, ma non è del Novecento che parlo.
“Chissà dov’è andato Ettore” dico.
“Ettore chi?” chiede la Signora Adriana girandosi verso di me.
“Ettore Majorana. Se lo ricorda?”
“Chissà dov’è andato Ettore” dico.
“Ettore chi?” chiede la Signora Adriana girandosi verso di me.
“Ettore Majorana. Se lo ricorda?”
“È l’illusione della fuga come soluzione, la famosa seconda possibilità, quella da non fallire più.”
“No, forse è qualcosa di più di un’illusione” interviene la Signora Adriana. “In fondo, le seconde volte dovrebbero portare con sé maggiore consapevolezza. Sparire lasciandoci tutto alle spalle per riapparire altrove con un altro nome e un’altra storia è la grande opportunità di mettere a frutto tutto ciò che noi abbiamo finalmente capito.”
“No, forse è qualcosa di più di un’illusione” interviene la Signora Adriana. “In fondo, le seconde volte dovrebbero portare con sé maggiore consapevolezza. Sparire lasciandoci tutto alle spalle per riapparire altrove con un altro nome e un’altra storia è la grande opportunità di mettere a frutto tutto ciò che noi abbiamo finalmente capito.”
Ho trovato incredibile la descrizione
che l’autrice fa della visita di Mic all’installazione della Biennale di
Venezia che ripropone le famose cabine spalma-crema.
“L’installazione proposta da
Olafur Gunnarsson e Agatha Stefansdottir è caratterizzata da un
approccio fortemente materico che reca in sé un’impronta primordiale: il
buio, le rocce, l’acqua, che si tramutano nel percorso in luce, sabbia,
mare. L’esperienza che viene dunque chiamato a compiere il visitatore è
quella di un viaggio nel tempo, dove però il tempo non è solo quello
dell’universo, ma anche il tempo della vita umana scandito dalle diverse
stagioni che la contraddistinguono e dai loro sogni e umori.”
Sono passaggi come questo che mi
confermano la bellezza di un libro. Ogni pagina di “La vertigine del
caso” è un invito a riflettere su noi stessi, su quello che abbiamo, che
vorremmo. È una riflessione sulla nostra vita in generale ed io sono
molto grata a Vanessa Chizzini per aver scritto questo capolavoro.
Verso la fine del romanzo, vediamo Mic,
Sam e la Signora Adriana impegnarsi nel risolvere il mistero di sei
artisti scomparsi improvvisamente e senza logica spiegazione.
Il motivo per il quale questo fatto
incuriosisce le nostre amiche risiede nella scelta presa dagli
organizzatori del festival, che avrebbe ospitato gli artisti, di
pubblicare le loro opere anche se gli artisti non sono stati ancora
ritrovati.
Le teorie sulla scomparsa degli artisti
sono molte, c’è chi dice che siano stati rapiti, chi addirittura pensa
agli ufo, ma le nostre protagoniste sono certe che la verità sia
un’altra: gli artisti hanno deciso di scomparire per loro volontà.
Dire che questo romanzo mi è piaciuto è
riduttivo, dovrei dire piuttosto che mi ha coinvolta facendomi
emozionare e, soprattutto, riflettere davvero tanto.
Mi rivedo molto in Mic e sento di
capire le sue emozioni e i suoi sentimenti perché, in fondo, sono anche i
miei. Questo non mi succedeva da tanto tempo e rivivere questa
sensazione mi ha fatto bene all’anima.
Ringrazio ancora tantissimo Vanessa
Chizzini che mi ha permesso di leggere e amare il suo romanzo, la sua
gentilezza e la sua disponibilità sono tanto rare quanto apprezzate.
Questa, però, non è proprio l’ultima puntata perché, per chi avrà la pazienza di seguire il blog, prossimamente ci sarà una bella sorpresa!
Come sempre vi segnalo il sito di Vanessa Chizzini e la pagina Facebook de “La vertigine del caso”:
Sito: http://vanessachizzini.blogspot.it/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/lavertiginedelcaso/
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Se volete acquistare il libro cartaceo potete farlo al link: https://www.amazon.it/vertigine-del-caso-Vanessa-Chizzini/dp/8892598767
In alternativa potete acquistare i singoli racconti in formato ebook ai seguenti link:
– L’eleganza matta: https://www.amazon.it/dp/B00DJFZ58U/
– Vertigini e stravedimenti: https://www.amazon.it/dp/B00PTX5QY8/
– Questo nostro mondominio: https://www.amazon.it/dp/B071YT647L
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