«Vite intere passate, raccontate, abbozzate nei ricordi o nei rimpianti…
discorsi che evocano luoghi lontani, tempi andati, amori sfuggiti,
affetti perduti. Il tutto condensato in quell’angusto spazio che alla
fine del libro ha mostrato la bellezza accennata da Mic all’inizio del
testo in un vortice di sensazioni ed emozioni, narrate attraverso le
storie dei protagonisti, che permettono anche al lettore di vedere oltre
i muri scrostati, le macchie di ruggine o di umidità, le panchine
malandate, le bici ammassate, le dimensioni ridotte.» Irma Loredana Galgano ha letto Questo nostro mondominio e lo racconta così.
Il mondo in un condominio: “Questo nostro mondominio” di Vanessa Chizzini
Primo atto del secondo movimento del progetto editoriale di Vanessa Chizzini, Questo nostro mondominio si
propone al lettore come una piece teatrale messa in scesa nell’angusto
ma infinito spazio del cortile interno di uno stabile dall’intonaco
scrostato, uno di quelli tanto cari a Mic che li identifica come «la Milano che più mi piace».
Ritornano in Questo nostro mondominio Mic, Sam e la signora Adriana già incontrati in L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti, ovvero nel lato A e nel lato B del primo movimento de La vertigine del caso. È trascorso un anno dal viaggio in treno che li ha portati a Venezia e ora si ritrovano tutti nel cortile del palazzo dall’intonaco scrostato
dove abita Ume, amica della signora Adriana e sarta, e dove avranno
modo di confrontarsi con una nuova realtà: il mondo dei condomini che
animano quel cortile nel silenzio dell’immobilità, apparente, di oggetti
e persone.
Tutto
si svolge in breve tempo ma dall’ora di arrivo, ovvero nel primo
pomeriggio, a quella in cui lasciano lo stabile, nella prima serata,
molte cose sembrano cambiare, trasformarsi, e molte riflessioni
affollare la mente di Mic, voce narrante dell’intera vicenda.
Quando
Mic e la signora Adriana arrivano nel cortile manca Sam ma sembra
mancare proprio “la vita” in quel luogo che ha l’aspetto desolato di uno
stabile in disuso. All’arrivo di Sam però il cortile si è decisamente
animato al punto che Mic fatica a riassumere tutto quanto è accaduto nel
breve lasso di tempo intercorso. Vite intere passate, raccontate,
abbozzate nei ricordi o nei rimpianti… discorsi che evocano luoghi
lontani, tempi andati, amori sfuggiti, affetti perduti. Il tutto
condensato in quell’angusto spazio che alla fine del libro ha mostrato
la bellezza accennata da Mic all’inizio del testo in un vortice di
sensazioni ed emozioni, narrate attraverso le storie dei protagonisti,
che permettono anche al lettore di vedere oltre i muri scrostati, le
macchie di ruggine o di umidità, le panchine malandate, le bici
ammassate, le dimensioni ridotte.
Un
luogo che diventa la ruota panoramica di un luna park, da cui si può
ammirare il mondo da tante angolazioni, notando ad ogni nuovo giro
qualcosa che prima era sfuggito. Perché è proprio vero che «quello che
non si vede non è meno importante di quello che è in piena luce». E se
da una parte il cortile dello stabile dall’intonaco scrostato diventa
una vera e propria finestra su un intero mondo, dall’altra appare il
chiaro riflesso del mondo, quello vero.
Con il lato A del secondo movimento de La vertigine del caso la Chizzini sembra aver fatto un notevole passo avanti nel suo progetto editoriale che appare, in questa occasione, molto più lineare ma al tempo stesso molto più interessante per il lettore
il quale ne resta affascinato fin dalle prime battute forse proprio per
il merito che va riconosciuto all’autrice di esser riuscita a narrare
il mondominio
nascosto dietro i muri scrostati degli stabili di quella che forse è
davvero la Milano migliore, senza dubbio quella più genuina.
L’interesse sempre crescente del lettore di Questo nostro mondominio
non può certo imputarsi a una semplice «vertigine del caso», come la
definirebbe l’autrice, ovvero una coincidenza, piuttosto al fatto che il
progetto acquisisce sempre maggiore forma non solo nella mente di
Vanessa Chizzini. E se il cortile pagina dopo pagina diventa qualcosa in
più di «una macchia di cemento senza un angolo di verde», La vertigine del caso appare al lettore più di un semplice stravedimento dell’autrice, diventando uno strumento che le persone, non solo i protagonisti, possono usare «per rientrare in contatto con se stessi».
Questo nostro mondominio risulta quindi una lettura gradevole, una piacevole riscoperta dello stile dell’autrice già incontrato ne L’eleganza matta e in Vertigini e stravedimenti ma, soprattutto, diventa una aspettativa maggiore rivolta al progetto editoriale di Vanessa Chizzini nel suo complesso
Vanessa Chizzini: Nata a Udine, una laurea al Dams
di Bologna, un lavoro in campo editoriale a Milano e una casa editrice
specializzata in cinema e teatro. Autrice di testi teatrali, di romanzi e
titolare di un brevetto per invenzione industriale ispirato alle cabine
spalma-crema del progetto editoriale “La vertigine del caso”.