Binari
Il treno è là davanti, in mezzo alla
campagna
Lo scorgiamo nitidamente, a un
centinaio di metri di distanza.
Una locomotiva a vapore d’inizio
Novecento.
A guardarla pare che il tempo si sia
fermato, e si trattiene il respiro.
Ma poi si capisce che a interrompere
la corsa è stato il treno, non il tempo, e si libera il fiato rimasto sospeso.
Sembra un modellino, un giocattolo,
uno scherzo, composto com’è da un’unica carrozza. Lo scompartimento è
illuminato e si staglia sui prati attorno, nel buio incipiente di questa sera
d’estate.
Un secolo di storia piantato nella
campagna.
Lo guardiamo, con il respiro che ogni
tanto ancora si confonde e si arresta, ai piedi del nostro treno moderno.
Altri passeggeri sono scesi con noi,
nonostante gli ammonimenti minacciosi dei controllori.
Siamo qui da più di un’ora, per colpa
di quella locomotiva là davanti, e stiamo cercando di sapere cosa succede. Le
notizie che ci danno sono vaghe. Parlano di un guasto sull’altra linea, però
ignoriamo perché il traffico sia stato bloccato su entrambi i binari. Gli
avvisi diffusi tramite gli altoparlanti ci hanno ricordato a intervalli
regolari che è vietato scendere se non quando si è raggiunta una stazione
prevista dal viaggio, ma a un certo punto qualcuno ha comunque deciso di aprire
le porte e di andare avedere con i propri occhi. L’abbiamo capito dalle urla
dei controllori che ordinavano di risalire immediatamente. E invece è successo
che molti altri hanno fatto altrettanto. Anche adesso da tutte le carrozze
continuano a scendere persone. I controllori strepitano ma nessuno fa caso a
loro. I balbettii e le risposte scortesi con cui durante quest’ora si sono
ostinati a replicare alle nostre domande hanno fatto perdere loro qualsiasi
autorità.
La vernice nera di quella macchina
d’altri tempi brilla persino in questo momento, all’imbrunire. La guardiamo,
scambiamo qualche parola con gli altri passeggeri che si pongono i nostri
stessi interrogativi, e proviamo a chiedere nuovamente informazioni ai
controllori, che però sono furenti e si limitano a ribadire invano di risalire
immediatamente.
La locomotiva d’epoca è circondata da
un gruppetto di individui. Ci sembra di distinguere delle divise, forse di
poliziotti e ferrovieri. Se tra di loro ci siano anche alcuni passeggeri, o se
i passeggeri siano disciplinatamente tutti a bordo, non siamo in grado di
stabilirlo. Con la scarsa luce che c’è vediamo solo il veicolo e un po’ di
persone che ci girano intorno. È stato un signore appassionato di treni, che
prima è sgusciato di soppiatto qualche metro più avanti, a informarci che
quella locomotiva a vapore risale all’inizio del Novecento. È la Regina, una
gloriosa 685 con una carrozza altrettanto storica, ripete ancora adesso con
grande enfasi e compiacimento, camminando avanti e indietro alla ricerca di
qualcuno che dimostri un interesse anche minimo per quanto ha da raccontare.
Una ragazza si azzarda a domandare
gentilmente a un controllore se quel vecchio treno si è rotto, se siamo in
attesa che riparino il guasto, ma il controllore si limita a scuotere la testa.
Fa per andarsene, poi si ferma e ci dice che se vogliamo avere notizie l’unica
possibilità che abbiamo è tornarcene ai nostri posti. Dal suo tono esasperato
mi aspetto che da un istante all’altro aggiunga: “Altrimenti tutti a letto senza
cena”.
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è disponibile sui principali store online. Il testo è diviso in quattro parti
corrispondenti a quattro giornate (giovedì, venerdì, sabato, domenica): quello
qui riportato è il primo capitolo della prima parte.]