Questo nostro mondominio e Gli intempestivi formano il secondo
movimento del progetto letterario La vertigine del caso.
Due storie, due
luoghi, due stagioni, la stessa città. Milano, una casa di ringhiera in
un pomeriggio d’aprile e una piscina all’aperto una mattina di luglio.
Qui ritroviamo Mic, Sam e la signora Adriana, insieme ad alcune nuove
conoscenze: Ume, sarta e amica della signora Adriana, che accoglie tutti
con una domanda sull’amore non corrisposto, Mario, l’ex custode del
palazzo che guarda con sospetto chiunque varchi il portone, Egidio che
fa il calzolaio e parla in modo bizzarro, e poi Loriana “Quale
Allegria”, Marianna “Senz’Anna”, i due cugini damerini, la regina del
teatro… In un ribollire di discorsi e soprannomi ci si imbatte
nell’ambrogino di pezza, che è un premio dato “alla rallegranza”, nella
ragazza ibseniana citata da Ettore Majorana in un messaggio scritto
prima di scomparire, in uno strano relitto affondato che forse è un
fantasma tra altri fantasmi, negli intempestivi e nel loro manifesto,
che si rivela terreno di confronto sulle diverse personalità, le scelte
fatte e le prospettive future. Sul filo di dialoghi incalzanti si
intesse una lingua in perenne tensione tra quotidianità e visionarietà e
ricca di rimandi, perché nella vertigine del caso presto o tardi tutto
torna.
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