«Ecco cinque motivi
per cui questo è un libro da leggere senza esitazioni.» Nella recensione
riportata qui sotto (con in fondo il relativo link) Mariana Marenghi alias la Ladra di Libri racconta perché le è piaciuta La vertigine del caso.
Se a questo mondo esistessero le cabine spalma-crema, la nostra vita
avrebbe un tono, ed un sapore diverso. Immaginatevi infatti un
autolavaggio per esseri umani che, invece di lavare, spalma crema
protettiva e immaginatevi un’umanità a cui basta, per essere felice,
entrare in questi magici dispositivi. Perché vi dico tutto questo?
Perché La vertigine del caso di Vanessa Chizzini parte proprio da qui.
Sam e Mic partono per un week end al mare, un momento di relax e
tregua dalla vita quotidiana, animato però da una novità sconvolgente:
le cabine spalma-crema, una sorta di mini autolavaggi che hanno il
compito di spalmare di crema protettiva tutti i loro avventori. Durante
questo week end, i due amici incontrano la Signora Adriana che
completerà la loro amicizia facendola diventare un trio, quadretti
familiari esilaranti e la routine confortante della vita da
stabilimento. Ma non solo, perchè dagli ombrelloni, il trio di amici si
ritroverà a Venezia, tra treni abbandonati, calli e canali balneabili e,
soprattutto, sempre con le cabine spalma-crema in prima fila, questa
volta trasformate in installazione artistica.
Riassumere in due righe, ed in una sinossi esaustiva, l’universo mondo narrato da Vanessa Chizzini in La Vertigine del Caso
non è cosa da poco. La tentazione di ridurre tutto in poche righe
vanifica lo sforzo di questo libro di ritrarre la realtà nel suo
semplice essere reale. Così, se leggiamo sbadatamente queste poche
righe, la domanda che potrebbe nascere spontanea è: “vabbè, tutto qui?”.
Affatto, vi rispondo io. Perché il segreto della bellezza di questo
libro non è solo nei due protagonisti, nell’invenzione di
queste ipotetiche cabine spalma-crema o di treni abbandonati sui binari
in prossimità di una Venezia da sogno. E la prima cosa che dobbiamo dire
è che questo romanzo è composto da due racconti lunghi, L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti.
Due realtà che dialogano tra loro, con una continuità davvero riuscita
e che fanno parte di un progetto editoriale completo che vi invito a
scoprire sul suo blog.
Ma ecco cinque motivi per cui questo è un libro da leggere senza esitazioni.
Primo. La
Chizzini non ha solo la capacità di descrivere la realtà. La semplicità
con cui Mic, uno dei due protagonisti, guarda, descrive e vive il mondo
che lo circonda, è così ben costruita da sembrare vera. Ed è così
talmente vera, da darti l’impressione di essere anche tu, lettore,
accanto a Mic e Sam, ed alla signora Adriana, in un angolino della
narrazione, parte della stessa. E questa sensazione è possibile non solo
perché l’autrice ha una spiccata capacità descrittiva, ma anche e
soprattutto perchè lo stile della Chizzini ha la naturalezza della cose
semplici. Semplici, non banali e tengo molto a questa distinzione. La
capacità narrativa di questa autrice è così ben studiata da non farci
mai percepire, mai sentire la costruzione narrativa e la presenza
dell’autore. Come nei romanzi più riusciti, si ha l’impressione che le
cose accadano naturalmente, come nella vita reale.
Io, invece, ho orrore di questo nostro lasciarci trascinare, senza neanche rendercene conto. Per questo mi sgomento e mi ripeto che bisogna sempre stare all’erta. Fare attenzione. Mettere attenzione.
Secondo. Anche i
personaggi rientrano nelle dinamiche del primo punto. La voce – o
dovrei dire il pensiero – narrante è quella di Mic e tramite il suo
sguardo guardiamo anche noi la realtà che accade sotto i suoi occhi. Ma i
due racconti lunghi che compongono La Vertigine del caso
non raccontano solo le relazioni che Mic e Sam instaurano tra loro e le
persone incontrate. Descrivono un universo complesso e specifico di
rapporti, dinamiche, interazioni che ci aiutano ad evocare il reale, non
solo a descriverlo. Quadretti familiari, padri, madri e figlie, ragazzi
e ragazze: briciole di realtà che cadono sotto lo sguardo dei
protagonisti ma che, in realtà, esisterebbero anche senza la loro
esistenza (o almeno ne abbiamo la percezione).
Terzo. Non ci
sono solo i personaggi ad essere tali. Anche il paesaggio entra a pieno
titolo nel novero dei personaggi. Lo fa prima con il lido in cui
campeggiano la cabine spalma-crema, lo fa poi in una Venezia sognata,
desiderata e che potrebbe essere quasi vera. Luoghi che dialogano con la
narrazione e che diventano essi stessi narrazione.
Non serve stare svegli fino a molto tardi per vedere un’altra Venezia. Dopo cena, ancora relativamente presto, la città miracolosamente e inspiegabilmente si svuota.
Quarto. Le
cabine spalma-crema sono l’invenzione più esilarante e più innovativa
del secolo. Rappresentano tutta la nostra contemporaneità, la nostra
pigrizia, il nostro senso comune che, nonostante tutto, nonostante
l’ansia di assoluto di personaggi come Mic, ci ritroviamo a vivere, per
amore o per forza. E sono un ingegnoso mcguffin narrativo capace di far
scattare tutto l’impianto romanzesco costituito dai due racconti lunghi.
Quinto. La
ricerca dell’eleganza che è ricerca dell’attenzione, della
consapevolezza, di tutto ciò che non c’è più, che abbiamo dimenticato e
che abbiamo derogato nel nome di quella tranquillità che meccanismi come
le cabine spalma-crema ci assicurano. Non che sia un male, non che sia
un bene. La Chizzini non esprime necessariamente un giudizio,
semplicemente racconta e lo fa narrando l’eleganza.
L’eleganza non è ricchezza. È attenzione, un lavorio vitale e costante su se stessi e il modo tramite cui trascendere i dati materiali di partenza.
Tirando le somme, posso dire che il segreto di questo libro si cela proprio nella complessa semplicità con cui l’autrice lo ha pensato, immaginato e scritto. Si, ho detto complessa semplicità e non ho sbagliato.
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