Pochi giorni fa è andato all’asta il manoscritto di Like
a Rolling Stone di Bob Dylan, vergato a
mano e a matita su quattro fogli. Il testo della canzone ha correzioni segnate
a lato o sopra le singole parole e ci sono schizzi di disegni. È affascinante
seguire l’affinarsi di una composizione entrata nella storia del rock e
guardare le scelte fatte a suo tempo da Dylan.
Non so se oggi ci sia qualcuno che scriva interamente al
computer. Gli studiosi lamentano che in epoche sempre più digitali le varie
tappe tendano a coincidere con l’arrivo: un unico file finale che non tiene
traccia dell’intero percorso.
Per me la nascita di un’idea è sempre su carta. Su fogli
sparsi che accumulo sulla scrivania, fino al punto in cui mi pare di
riconoscere una coerenza e un legame e cerco un ordine.
L’ordine è la riscrittura al computer, che si contrappone al
magma rappresentato dalla scrittura frettolosa su carta.
La riscrittura al computer è il momento in cui l’idea deve
dimostrare di avere consistenza. Una consistenza ancora fragile, che dovrà
superare svariate stampe su carta e inserti di appunti sempre presi a mano su
fogli di diverse dimensioni. È quando i fogli si assottigliano fino a
scomparire che il processo di scrittura si avvia alla conclusione.
In realtà la primissima versione, ancora acerba, de L’eleganza
matta è stata scritta non su fogli volanti,
ma su tre quadernetti. L’ho iniziata in vacanza, non avevo fogli con me né un
posto dove accumularli serenamente, e così ho scelto un piccolo quaderno
formato A6 e una penna a inchiostro liquido di colore verde.
Il manoscritto di Like a Rolling Stone è stato venduto a 1,7 milioni di dollari.
D’accordo, si tratta di una delle pietre miliari
della musica rock e di Bob Dylan, ma io i quadernetti li tengo da parte. Non si
sa mai...