lunedì 4 giugno 2018

Venezia e gli stravedimenti




«Nuoto, alzo la testa e vedo Venezia. Vedo i canali, le calli, i campi, le fondamente, vedo le persone che camminano, che salgono e scendono dai ponti, che si fermano a guardarsi intorno. Mi accosto come farei al bordo della piscina, salgo i gradini degli approdi come se fossero scalette. Mi siedo sul bordo, con le gambe penzoloni verso l’acqua. Mi sento in quella strana terra di confine dove si è dentro eppure si rimane fuori. Guardo l’acqua, seguo un pensiero che prima affiora e poi sprofonda, e mi viene voglia di seguirlo, di scoprire dove mi porterà. Mi lascio cadere giù. Attraverso il canale, risalgo dall’altra parte, mi inoltro in un tratto di strada allontanandomi dall’acqua. Potrei leggere i cartelli che indicano i monumenti per verificare dove sono, ma non lo faccio. In fondo ho tredici anni. Vedo con la coda dell’occhio un canale minuscolo alla mia sinistra, mi infilo nella calle che è così stretta da assomigliare a una grotta, raggiungo il canale e mi tuffo. Mi esibisco in un tuffo vero, di testa, e faccio finta di essere uno dei nuotatori che poco più in là stanno partecipando alla gara, quelli che controllano i cronometri e fendono l’acqua come se la stessero picchiando. Spingo come immagino si faccia in una competizione. Dopo poche bracciate mi aggrappo a un palo a prendere fiato e decido di tornare a riva scalando il pontile. Faccio un po’ di fatica, la tecnica non è impeccabile, ma riesco comunque a raggiungere la cima. Mi siedo nuovamente con le gambe penzoloni e scorgo un altro pontile laggiù, dove il canale fa una curva davanti a un cancello di ferro nero che non nasconde del tutto gli alberi e il cortile che racchiude. Mi rituffo, nuoto, arrivo al pontile, mi arrampico.
Mi muovo in una prospettiva fatta di saliscendi. Nuoto in quest’acqua che poco più in là diventa mare aperto e mi sembra di essere in montagna. Lo stravedimento è un passo dell’andare, quando vediamo le montagne dentro il mare. Mi arrampico sui pontili per tornare a riva, salgo gli scalini degli attracchi, alzo continuamente gli occhi verso l’alto. Rimango in piedi sulla riva di un canale, le punte delle dita che sporgono verso l’acqua. Mi basterebbe mezzo passo per lanciarmi di nuovo giù. Rimango qui in piedi e stavolta guardo in basso, dove dovrei vedere l’acqua scura e maleodorante dei canali veneziani. Invece sono in montagna e vedo un ruscello limpido che si fa strada tra i sassi bianchi. Poco più in là c’è un ponticello, uno dei tipici ponticelli di montagna, e mi dirigo in quella direzione, mi affaccio a guardare di nuovo in basso, come se fossi in bilico a un soffio da un crepaccio e potessi distinguere le gioie affacciate sull’ignoto e i dolori che cadono nel vuoto, e sentissi le paure dissolte in due respiri nell’aria tersa dei desideri. Il primo respiro, bello profondo, a pieni polmoni e occhi chiusi, è per farsi coraggio, fin quasi a inarcarsi leggermente all’indietro come per accogliere l’abbraccio avvolgente delle spazzole in una cabina spalma-crema, e il secondo diventa un sospiro di sollievo, quando a contatto con i nostri desideri tutto torna finalmente a farsi limpido. Sollevo lo sguardo a cercare l’orizzonte e laggiù scorgo un ponte molto più grande, che forse è proprio quello che cercavo e che ho trovato senza nemmeno controllare i nomi scritti sui cartelli. Mi chiedo se raggiungerlo a piedi o a nuoto, ma la domanda dura un istante e io sono già in acqua. Faccio finta di essere un barchino che segue e asseconda la forma della città e mi fermo ai gradini di un attracco. Scalo la pietra come se fosse roccia, del resto sono in montagna. È una montagna piena di Venezia. Arrivo ai piedi del ponte da cui avrei voluto tuffarmi come un tempo di sicuro facevano i ragazzini di Venezia, per avere davvero tredici anni e provare lo stesso brivido, ma c’è scritto che è vietato.
Salgo lo stesso per ammirare il panorama, da una parte e dall’altra, e mi faccio ombra con le dita. Poi scendo dal ponte e mi lascio cadere nel canale verdognolo come mi lascerei cadere in uno specchio d’acqua puro in cui cercare sollievo, e allargo le braccia come ad accogliere il silenzio di un sentiero impervio. Mi lascio cadere nell’acqua qua dove Venezia è alta montagna e una vetrata aperta su tanti universi, dove ci si sente addosso la forza di sovvertire qualunque destino, perché una città così, costruita sull’acqua come un’enorme palafitta, una città come un mondo sospeso che non pensa al futuro e vive da secoli, ci ricorda che tutto è possibile e che non esistono imprese disperate quando a guidarci sono i nostri ideali, che abbiamo un testimone da consegnare e che non possiamo fallire. E anche quando abbiamo la sensazione che le idee ci cadano nella testa come passeggeri capitati per caso su un treno, che siano labili come un continuo sbriciolarsi d’intenti, sappiamo che in realtà sono il punto di contatto e di attrito tra noi e il mondo, una scintilla capace di accendere un fuoco d’artificio che ci attraversa e ci sostiene come un tappeto volante appoggiato sul mare.»
LA VERTIGINE DEL CASO/Vertigini e stravedimenti
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LA VERTIGINE DEL CASO è un progetto letterario composto da diversi movimenti. Il primo movimento è costituito da “L’eleganza matta” e da “Vertigini e stravedimenti”. È disponibile in edizione cartacea, mentre i due racconti sono disponibili separatamente in ebook sui principali store online.
“Questo nostro mondominio” è il lato A del secondo movimento ed è a sua volta disponibile in ebook.

La vertigine del caso • Primo movimento (edizione cartacea): www.amazon.it/dp/8892598767 (A Milano il libro è disponibile alle librerie Covo della Ladra e La Scatola Lilla)
L’eleganza matta (ebook): https://www.amazon.it/Leleganza-matta-Vanessa-Chizzini-ebook/dp/B07BDMSTVR (e sui principali store online)
Vertigini e stravedimenti (ebook): https://www.amazon.it/Vertigini-stravedimenti-Vanessa-Chizzini-ebook/dp/B07BDN2D4X (e sui principali store online)
Questo nostro mondominio (ebook): https://www.amazon.it/Questo-nostro-mondominio-Vanessa-Chizzini-ebook/dp/B07BDMLZ55 (e sui principali store online)
https://vanessachizzini.blogspot.it/
https://www.amazon.it/Vanessa-Chizzini/e/B071FZ2JJP
Il valzer dello Stravedimento: https://www.youtube.com/watch?v=-rOYU43_FNA