domenica 23 aprile 2017

Recensione de La vertigine del caso e intervista su Una banda di cefali

«Una lettura brillante e appassionata, che mi ha coinvolto e sorpreso»: il parere di Carla De Felice di Una banda di cefali su “La vertigine del caso”, seguita da quattro chiacchere con me.
Qui di seguito recensione e intervista, con il relativo link.

Spesso, sentendo parlare di self-publishing, si tende a partire un po’ prevenuti, associando questa forma di pubblicazione ad un prodotto minore. Non è questo il caso di La vertigine del caso della milanese Vanessa Chizzini, un esperimento letterario insolito e originale pubblicato dall’autrice tramite il servizio di Amazon Publishing. Il volume è composto da due parti: L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti e fa parte di un progetto ancora in evoluzione. I protagonisti sono Mic e Sam, amici da una vita, uniti da caratteri totalmente opposti: lei sognatrice, lui più concreto. Li seguiamo durante un fine settimana a mare nel primo racconto, tra i canali di Venezia nel secondo. In L’Eleganza Matta (il primo dei due) conoscono la signora Adriana, una vedova all’apparenza un po’ invadente ma assolutamente adorabile, che li accompagnerà nel weekend a Venezia di Vertigini e Stravedimenti. La storia è all’apparenza semplice ma estremamente profonda e nasconde un messaggio importante: dare valore alle piccole cose, proprio perché spesso la poesia si nasconde nei dettagli più insospettabili. Basti pensare che il leit-motiv delle due storie è la rivoluzionaria invenzione di un islandese: le cabine spalma-crema (si avete letto bene) che, come suggerisce il nome, servono proprio ad aiutare i bagnanti in questo arduo compito. Dopo le prime paure iniziali, anche questi strambi oggetti diventeranno lo spunto per una serie di riflessioni sulla vita e sul futuro.
È il mio turno. La luce è verde, appoggio il braccialetto alla cabina, la porta si apre. Entro, mi posiziono al centro, chiudo gli occhi. Le spazzole mi avvolgono soavi. Per alcuni istanti il corpo è racchiuso nella loro carezza oleosa. E non esiste nient’altro. La tensione respirata prima in coda svanisce, svaniscono i misteri trasformati in curiosità. Svanisce ogni cosa. È un soffio, un tempo scandito da pochi respiri, un attimo di sospensione in cui gli sguardi degli altri non esistono più. Si entra accompagnati dalla confusione del momento, frastornati dalle voci e dai volti, e si esce ripuliti da tutto. Esci dalle cabine e per un attimo sei di nuovo tu al cento per cento.
Una lettura brillante e appassionata, che mi ha coinvolto e sorpreso così tanto, che ho deciso di parlarne direttamente con la simpaticissima Vanessa.

Ciao Vanessa e benvenuta su una banda di cefali. Negli ultimi anni, i fenomeni di autoproduzione e self-publishing sono sempre più diffusi nella letteratura (e nel fumetto). Mentre l’autoproduzione nel fumetto meriterebbe un discorso a parte, nella letteratura spesso il self-publishing porta con sé una serie di domande e pregiudizi sulla qualità del lavoro in questione.  Queste domande non riguardano affatto il tuo libro, allora mi chiedevo: come mai hai preso questa decisione di auto pubblicare il tuo romanzo su Amazon? Quali sono i maggiori problemi che hai riscontrato per presentare il libro ai lettori?
Nel mio caso l’autoproduzione è prima di tutto frutto di vent’anni di lavoro nell’editoria e perciò di una serie di competenze e consapevolezze su cosa significhi, a vari livelli, “fare un libro” (ho anche avuto una piccola casa editrice specializzata in cinema e teatro, Il principe costante Edizioni, una di quelle minuscole realtà in cui ci si occupa in prima persona di tutto). So ad esempio che un libro, anche quando è un’autoproduzione, non lo si fa mai da soli (o meglio, non si dovrebbe mai farlo da soli), perché serve sempre uno sguardo esterno, una figura che legga con cognizione di causa e metta in evidenza eventuali criticità (che siano lessicali, sintattiche, strutturali…). Inoltre, il mio è un progetto articolato, un lavoro in progress che non si esaurisce in un unico volume: questo è il primo movimento, a sua volta composto da un lato A (L’eleganza matta) e un lato B (Vertigini e stravedimenti) che sono stati pubblicati inizialmente in ebook (i due racconti si trovano ancora disponibili singolarmente in formato digitale, mentre alla versione cartacea è affidato il movimento nella sua interezza). L’indipendenza mi consente di avere piena autonomia nello sviluppo del progetto, da tutti i punti di vista, compresi i tempi di scrittura e le lunghezze dei testi.
Dopodiché, come dicevi tu, l’autoproduzione fa ancora storcere il naso a molti, anche se questo ai musicisti (tanto per fare un esempio) non succede. Penso a esperienze eclatanti come l’album d’esordio di Prince o tutta la carriera di Ani Di Franco che si è svolta nel segno della totale indipendenza. Ogni caso, come sempre, dovrebbe far storia a sé e i lettori hanno tutti i mezzi (quarta di copertina, anteprime, notizie reperibili online) per valutare se quanto si trovano davanti agli occhi meriti o meno la loro attenzione… Sicuramente, anche pensando all’enorme quantità di libri che vengono pubblicati, ci vuole uno spirito da pionieri, molta curiosità, una gran voglia di andare alla ricerca, soprattutto di qualcosa di nuovo e di diverso. Ma ecco, se si è in cerca di qualcosa che sconfini da generi e formule preconfezionate, non si può prescindere dall’essere un po’ pionieri e anticonformisti.

La tua vertigine del caso è la raccolta di due racconti (L’eleganza matta Vertigini e stravedimenti) che però hanno gli stessi tre protagonisti: Mic, Sam e le cabine spalma crema. Queste cabine che “si impregnano di crema solare e la spalmano sul corpo delle persone che entrano” sono un’idea a dir poco rivoluzionaria. Puoi raccontarci qualcosa di più su questi affascinanti e misteriosi oggetti: esistono davvero? E perché nessuno ci aveva mai pensato prima?
L’idea delle cabine spalma-crema è nata così come viene raccontata nel libro (anche se in quel caso l’inventore viene dall’Islanda…): portando a lavare la macchina in un autolavaggio, rimanendo a guardarla mentre passa attraverso le spazzole, e ripensandoci pochi giorni dopo al momento di mettersi la crema solare prima di prendere il sole. Perché mettersi la crema solare è necessario ma anche piuttosto noioso. Quanto sarebbe più divertente, appagante, interessante passare a nostra volta attraverso delle morbide spazzole che ci avvolgono, spalmandoci addosso la crema e allo stesso tempo accarezzandoci e massaggiandoci?
Da invenzione letteraria, le cabine spalma-crema sono diventate anche un’invenzione industriale regolarmente brevettata. A questa seconda storia che travalicil libro e approda nella realtà manca per ora il lieto fine, che significherebbe trovare qualcuno intenzionato a metterle in produzione e a renderle un oggetto fisico in cui entrare e non solo qualcosa da immaginare. Nonostante l’entusiasmo che le cabine suscitano in chi legge il libro,riuscirci non è facilissimo, anche perché si tratta di un ambito professionale ben diverso dal mio. Dici che potremmo provare a fare un appello tramite Una banda di cefali? Imprenditori creativi, un po’ folli e possibilmente cefali, le cabine spalma-crema stanno aspettando voi per arrivare sulle spiagge e ai bordi delle piscine dove allietare adulti e bambini!

I personaggi del tuo romanzo sono persone “normali”, autentiche e questo li rende simpaticissimi agli occhi del lettore. Suscitano una forte empatia per quello che dicono, fanno, pensano. Allora mi chiedevo: chi ti ha ispirato nella loro creazione? (io ho un debole per la signora Adriana, confesso, la trovo a dir poco adorabile).
Non credo che potrei indicare una sola ispirazione per ciascuno dei personaggi. Mic mi assomiglia molto, anche se questo libro non è certo autobiografico (Mic entra nelle cabine spalma-crema e nuota nei canali di Venezia: io non ho ancora avuto occasione di fare nessuna delle due cose…) e non c’è una coincidenza totale tra me e il personaggio. Sam è un mix di persone vitali e socievoli che conosco e ho conosciuto nel corso della vita. La signora Adriana (che in effetti ha parecchi fan!) deve molto a una mia parente. Ma naturalmente in tutto c’è una forte componente di reinvenzione, che è la chiave di collegamento fondamentale tra la realtà e l’arte.

L’eleganza matta si svolge durante un weekend al mare, Vertigini e stravedimenti in un weekend a Venezia. Quando arriverà il prossimo movimento e dove si svolgerà? Puoi svelarci qualcosa?
Si svolgerà a Milano. Il primo racconto dei due che comporranno il secondo movimento sarà ambientato in una casa di ringhiera del quartiere Casoretto, nel corso di un unico pomeriggio d’aprile. Ci saranno ovviamente Mic e Sam, ci sarà la signora Adriana e faranno la loro comparsa diversi altri personaggi. Il racconto uscirà in ebook nel maggio 2017 e si intitolerà Questo nostro mondominio.

È l’ultima domanda, quindi concedimi anche un lieve sconfinamento nel filosofeggiante marzulliano: Vanessa Chizzini quanto crede alla vertigine del caso?
Stavo cercando la giusta concentrazione per rispondere degnamente a una domanda di tale portata, quando, accostando il mio nome al titolo, mi si è rivelata una cosa che non avevo ancora realizzato: Vanessa Chizzini, Vertigine Caso. Il mio nome e il titolo del mio progetto hanno le stesse iniziali! Come potrei non credere alla vertigine del caso?

giovedì 6 aprile 2017

La vertigine del caso sul podcast della Ladra di Libri

La Ladra di Libri ha chiacchierato con me facendomi quattro domande: una sulle cabine spalma-crema (che sono all'origine del libro), una sul mio progetto letterario, una sulla parola scritta, e l'ultima sulla scelta del selfpublishing...
Potete ascoltare l'intervista a questo indirizzo:

mercoledì 5 aprile 2017

Recensione de La vertigine del caso su la Ladra di Libri

«Ecco cinque motivi per cui questo è un libro da leggere senza esitazioni.» Nella recensione riportata qui sotto (con in fondo il relativo link) Mariana Marenghi alias la Ladra di Libri racconta perché le è piaciuta La vertigine del caso.

Se a questo mondo esistessero le cabine spalma-crema, la nostra vita avrebbe un tono, ed un sapore diverso. Immaginatevi infatti un autolavaggio per esseri umani che, invece di lavare, spalma crema protettiva e immaginatevi un’umanità a cui basta, per essere felice, entrare in questi magici dispositivi. Perché vi dico tutto questo? Perché La vertigine del caso di Vanessa Chizzini parte proprio da qui.
Sam e Mic partono per un week end al mare, un momento di relax e tregua dalla vita quotidiana, animato però da una novità sconvolgente: le cabine spalma-crema, una sorta di mini autolavaggi che hanno il compito di spalmare di crema protettiva tutti i loro avventori. Durante questo week end, i due amici incontrano la Signora Adriana che completerà la loro amicizia facendola diventare un trio, quadretti familiari esilaranti e la routine confortante della vita da stabilimento. Ma non solo, perchè dagli ombrelloni, il trio di amici si ritroverà a Venezia, tra treni abbandonati, calli e canali balneabili e, soprattutto, sempre con le cabine spalma-crema in prima fila, questa volta trasformate in installazione artistica.
Riassumere in due righe, ed in una sinossi esaustiva, l’universo mondo narrato da Vanessa Chizzini in La Vertigine del Caso non è cosa da poco. La tentazione di ridurre tutto in poche righe vanifica lo sforzo di questo libro di ritrarre la realtà nel suo semplice essere reale. Così, se leggiamo sbadatamente queste poche righe, la domanda che potrebbe nascere spontanea è: “vabbè, tutto qui?”. Affatto, vi rispondo io. Perché il segreto della bellezza di questo libro non è solo nei due protagonisti, nell’invenzione di queste ipotetiche cabine spalma-crema o di treni abbandonati sui binari in prossimità di una Venezia da sogno. E la prima cosa che dobbiamo dire è che questo romanzo è composto da due racconti lunghi, L’eleganza matta e Vertigini e stravedimenti.  Due realtà che dialogano tra loro, con una continuità davvero riuscita e che fanno parte di un progetto editoriale completo che vi invito a scoprire sul suo blog.
Ma ecco cinque motivi per cui questo è un libro da leggere senza esitazioni.
Primo. La Chizzini non ha solo la capacità di descrivere la realtà. La semplicità con cui Mic, uno dei due protagonisti, guarda, descrive e vive il mondo che lo circonda, è così ben costruita da sembrare vera. Ed è così talmente vera, da darti l’impressione di essere anche tu, lettore, accanto a Mic e Sam, ed alla signora Adriana, in un angolino della narrazione, parte della stessa. E questa sensazione è possibile non solo perché l’autrice ha una spiccata capacità descrittiva, ma anche e soprattutto perchè lo stile della Chizzini ha la naturalezza della cose semplici. Semplici, non banali e tengo molto a questa distinzione. La capacità narrativa di questa autrice è così ben studiata da non farci mai percepire, mai sentire la costruzione narrativa e la presenza dell’autore. Come nei romanzi più riusciti, si ha l’impressione che le cose accadano naturalmente, come nella vita reale.
Io, invece, ho orrore di questo nostro lasciarci trascinare, senza neanche rendercene conto. Per questo mi sgomento e mi ripeto che bisogna sempre stare all’erta. Fare attenzione. Mettere attenzione.
Secondo. Anche i personaggi rientrano nelle dinamiche del primo punto. La voce – o dovrei dire il pensiero – narrante è quella di Mic e tramite il suo sguardo guardiamo anche noi la realtà che accade sotto i suoi occhi. Ma i due racconti lunghi che compongono La Vertigine del caso non raccontano solo le relazioni che Mic e Sam instaurano tra loro e le persone incontrate. Descrivono un universo complesso e specifico di rapporti, dinamiche, interazioni che ci aiutano ad evocare il reale, non solo a descriverlo. Quadretti familiari, padri, madri e figlie, ragazzi e ragazze: briciole di realtà che cadono sotto lo sguardo dei protagonisti ma che, in realtà, esisterebbero anche senza la loro esistenza (o almeno ne abbiamo la percezione).
Terzo. Non ci sono solo i personaggi ad essere tali. Anche il paesaggio entra a pieno titolo nel novero dei personaggi. Lo fa prima con il lido in cui campeggiano la cabine spalma-crema, lo fa poi in una Venezia sognata, desiderata e che potrebbe essere quasi vera. Luoghi che dialogano con la narrazione e che diventano essi stessi narrazione.
Non serve stare svegli fino a molto tardi per vedere un’altra Venezia. Dopo cena, ancora relativamente presto, la città miracolosamente e inspiegabilmente si svuota.
Quarto. Le cabine spalma-crema sono l’invenzione più esilarante e più innovativa del secolo. Rappresentano tutta la nostra contemporaneità, la nostra pigrizia, il nostro senso comune che, nonostante tutto, nonostante l’ansia di assoluto di personaggi come Mic, ci ritroviamo a vivere, per amore o per forza. E sono un ingegnoso mcguffin narrativo capace di far scattare tutto l’impianto romanzesco costituito dai due racconti lunghi.
Quinto. La ricerca dell’eleganza che è ricerca dell’attenzione, della consapevolezza, di tutto ciò che non c’è più, che abbiamo dimenticato e che abbiamo derogato nel nome di quella tranquillità che meccanismi come le cabine spalma-crema ci assicurano. Non che sia un male, non che sia un bene. La Chizzini non esprime necessariamente un giudizio, semplicemente racconta e lo fa narrando l’eleganza.
L’eleganza non è ricchezza. È attenzione, un lavorio vitale e costante su se stessi e il modo tramite cui trascendere i dati materiali di partenza.
Tirando le somme, posso dire che il segreto di questo libro si cela proprio nella complessa semplicità con cui l’autrice lo ha pensato, immaginato e scritto. Si, ho detto complessa semplicità e non ho sbagliato.